sabato 29 gennaio 2011

lo sterminio dei Rom e dei Sinti...

Lettera a Napolitano: 
nessuno ricorda lo sterminio dei Rom e dei Sinti 

«Dalle baracche vedevamo gli ebrei
 colonne incamminate diventare colonne verticali, di fumo.
Erano lievi, andavano a gonfiare gli occhi del loro dio affacciato.
Noi non fummo leggeri, la cenere degli zingari non riusciva ad alzarsi in cielo.
Ci tratteneva in basso la musica suonata e stracantata intorno ai fuochi degli accampamenti.
Noi, zingari d'Europa, da nesun dio presi a sua testimonianza,
bruciammo senza l'odore della santità,
bruciammo tutti interi,
chitarre con le corda di budella».

Illustrissimo signor Presidente, nel Giorno della Memoria le massime autorità dello Stato hanno ricordato la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. Ma anche il 27 gennaio di quest'anno per noi, Rom e Sinti d'Italia, nessun riconoscimento istituzionale per i nostri morti (più di un milione di cui, oltre 500.000 nei campi di concentramento nazisti). Come se non fosse successo, come se non fosse stato anche per loro, come per gli ebrei, la più grande vergogna della storia dell'uomo: lo sterminio su base razziale.
Una vergogna che riguarda anche l'Italia. Nella circolare del ministero degli Interni dell'11 settembre 1940 è scritto: «est indispensabile che tutti zingari nazionalità italiana certa aut presunta, siano controllati et rastrellati più breve tempo possibile et concentrati sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatte ciascuna provincia».

Cominciarono retate e deportazioni negli oltre 50 campi di concentramento italiani, tra cui: Perdasdefogu in Sardegna, Bojano e il convento di San Bernardino ad Agnone, Gonars, provincia di Udine, Tossicìa, provincia di Teramo. E ancora: Viterbo, Montopoli Sabina, provincia di Rieti, Collefiorito provincia di Roma, le isole Tremiti, Ferramonti di Tarsia provincia di Cosenza, poi Gries a Bolzano, detta anche «l'anticamera di Auschwitz» dove sono morti oltre 20.000 Rom e Sinti.

Lo sterminio i rom lo chiamano 
Porrajmos: divoramento, distruzione. Un ricordo carico di paura e di dolore, ma anche qualcosa di più perché non ce lo riconoscono, perché ignorandolo è più facile aggirare la spinosa questione di tanti "piccoli porrajmos" quotidiani nella segregazione dei "campi nomadi", con le persone discriminate, aggredite con le bombe molotov,  buttate in strada in pieno inverno con i loro bambini, accusate, come succedeva nel ’38 di essere «delinquenti antropologici» ‑ tutti criminali. Ricordarlo vorrebbe dire fare in modo che non si ripeta mai neanche una minima parte di questi orrori.

Per questo ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente, certi della Sua sensibilità e attenzione, per un gesto di riconoscimento.

di Dijana Pavlovic


mercoledì 26 gennaio 2011

torre chiama terra... DIRITTI PER TUTTI

TORRE CHIAMA TERRA - DIRITTI PER TUTTI


LUNEDÌ 24 GENNAIO 2011
SECONDA TRASMISSIONE: 29 E 30 GENNAIO
IN PIAZZA MINNITI (DIETRO PIAZZALE LAGOSTA - MM3 ZARA)

VI RICORDATE QUELLI DELLA TORRE DI VIA IMBONATI? 

Ora sono nelle piazze e nelle vie di Milano per "chiamare e richiamare ancora i terrestri sui nostri perchè!"

"Beep Beeep! C.Q - C.Q.! Questo è un messaggio per TUTTI i naviganti dello spazio cittadino,per i PASSANTI, per i distratti e gli attenti, per tutti i terrestri, bipedi ragionanti sparsi sul pianeta Terra e soprattutto per quelli che s'affollano nei pochi chilometri quadrati denominati 'Milano'"


In seguito alla lotta contro la sanatoria truffa fatta a Milano con l'occupazione della torre di via Carlo Imbonati, gli "Immigrati Autorganizzati" di Milano vi invitano ad aderire e partecipare alla campagna "Torre chiama terra - Diritti per tutti" iniziata a Milano il 15 gennaio 2011.


TORRE CHIAMA TERRA PERCHÈ: 

SANATORIA TRUFFA: il problema non è risolto. I lavoratori immigrati rischiano di rimanere nella clandestinità e nelle grinfie del lavoro nero. Noi chiediamo un permesso per attesa occupazione per tutti gli immigrati che sono stati "truffati" dalla sanatoria colf e badanti. Esigiamo alla prefettura e alla questura di Milano il rispetto degli accordi e la convocazione del tavolo di trattativa concordato durante la lotta di via Imbonati.

VOGLIAMO VIVERE E LAVORARE ALLA LUCE DEL SOLE: Ora il governo farà uscire un nuovo decreto flussi che però è valido (nella teoria) solo per gli stranieri che sono ancora nel loro paese di origine. Per quelli che sono già qua non esiste nessun meccanismo che permetta i loro datori di lavoro di assumerli. Questo buco legislativo produce un mercato di lavoratori in nero, in mano a caporali o intermediari che "recuperano manodopera" a piazzale Loreto o davanti ai cancelli dell'Ortomercato, favorendo l'evasione fiscale e la riduzione delle regole di sicurezza sul lavoro.

LA CRISI LA STIAMO PAGANTO TUTTI, MA PER GLI IMMIGRATI È PEGGIO: 
chiediamo il prolungamento della validità dei permessi di soggiorno, un immigrato che rimane senza lavoro può avere una sola volta nella sua vita un permesso per disoccupazione che dura 6 mesi poi diventa irregolare, anche se vive in Italia da 20 anni.



Programma della giornata:

SABATO 29 DALLE ORE 18 ALLE 24:
  • Ore 19: Proiezione video: "Braccianti del XXI secolo". Video realizzato dalla Brigata di Solidarietà Attiva all'interno del progetto di accoglienza contro lo sfruttamento del lavoro nero
  • Ore 19.30: dibattito: "LAVORO NERO? CONOSCI I TUOI DIRITTI!"
 

DOMENICA 30 GENNAIO DALLE ORE 16 ALLE ORE 22
  • Ore 17 DIBATTITO: "LA DIRETTIVA EUROPEA SUI RIMPATRI". Conduce Luca Masera Docente di diritto penale all'Università di Brescia (a seguire consulenze legali)
  • Ore 20 Cena a prezzi popolari a cura della brigata di solidarietà attiva di Milano
  • Ore 18.30-20: Compilazione delle domande di Decreto flussi 2010 a cura della Rete di sportelli immigrati Arci
  • Ore 20 Cena a prezzi popolari a cura della brigata di solidarietà attiva di Milano

E TANTA, TANTA MUSICA PER BALLARE!!!!



IMMIGRATI AUTORGANIZZATI
immigratiautorganizzatimilano@gmail.com  3200118441 - 3292166500 (arabo)

mercoledì 19 gennaio 2011

fascismo.. nazismo.. razzismo.. NO.!

Ricorso vincente.!

Cinque famiglie rom possono restare a Triboniano grazie al ricorso del servizio legale del Naga.

 A Maggio 2011 undici famiglie rom si sono rivolte al Naga dopo aver ricevuto un provvedimento che le intimava di lasciare il campo Triboniano dove risiedevano.

Il motivo del provvedimento era l'applicazione (peraltro sbagliata!) del famoso "Regolamento Rom", quella norma cioè che vige solo all'interno dei campi "nomadi" autorizzati e che regola la vita delle famiglie che vi abitano.
Uno degli articoli del Regolamento dice che se a carico di anche un solo componente di una famiglia "sopravvengono" condanne definitive, allora TUTTA LA FAMIGLIA deve lasciare la sua abitazione nel campo.

A seguito di questo provvedimento ed entro 48 ore il Naga ha presentato per queste 11 famiglie una richiesta di riesame, ha chiesto cioè agli Uffici del Comune che avevano emesso il provvedimento di rivedere la loro decisione.
 Alla luce principalmente di due motivazioni e cioè che:
1) è illegittimo far ricadere la responsabilità individuale e soggettiva di un singolo individuo che avrebbe commesso un reato sull' intero nucleo famigliare, come se fosse oggettiva e collettiva;
2) le condanne riportate nei provvedimenti erano TUTTE anteriori all'emissione dello stesso Regolamento Rom. Non erano dunque "sopraggiunte" ma c'erano già (se c'erano) quando le famiglie entrarono nel campo Triboniano!!!

A queste motivazioni si aggiunge ovviamente la già più volte dichiarata illegittimità dello stesso Regolamento Rom, di una legge cioè che vale solo per un certo gruppo di persone (i rom appunto).

L'aver presentato riesame ha permesso a queste famiglie di restare nel campo di Triboniano da maggio finchè il Comunue non si è espresso, a novembre 2010, riconfermando il provvedimento di revoca dell'autorizzazione a restare nel campo (ad alcune delle 11 famiglie).

A questo punto è stato necessario proporre ricorso al TAR Lazio Roma. Ricorrenti sono state 5 famiglie e la stessa Associazione Naga assistiti dagli Avvocati Santilli e Zucali che hanno ottenuto un provvedimento cautelare che permette alle famiglie di restare nel campo di Triboniano fino alla conclusione del procedimento!!! Il ricorso è stato presentato proprio prima di Natale, grazie anche alla collaborazione volontaria dell'Avv. Notargiovanni di Roma, e l'ordinanza cautelare consentirà alle famiglie di restare nel campo e ai minori di continuare a frequentare le scuole evitando il trauma di uno sgombero improvviso.

mercoledì 5 gennaio 2011

Mirko e Taro...

In questi ultimi giorni sono morti Mirko Levakrom kalderash di Marghera, l’ultimo rom  sopravvissuto ad Auschwitz, e Amilcare Debar, detto «Taro», sinto piemontesestaffetta e partigiano combattente (col nome di «Corsaro») nella 48˚ Brigata Garibaldi « Dante Di Nanni», comandata da Napoleone Colajanni, «Barbato». È stato ferito nella battaglia delle Langhe. Nel dopoguerra è stato rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite a Ginevra; ha ricevuto il diploma di partigiano combattente dalle mani del Presidente Sandro PertiniQueste due figure fanno parte della storia dimenticata di rom e sinti nel nostro Paese. Mirko Levak testimonia lo sterminio programmato dai nazisti per il popolo zigano sulla stessa base dello sterminio degli ebrei: il genocidio etnico, sterminare una razza impura. Due parole, l’Olocausto per gli ebrei, il Porrajmos per i rom e i sinti, indicano lo stesso destino ma non hanno lo stesso riconoscimento e lo stessa significato nella coscienza collettiva.  Il popolo rom e sinto ha subito nei secoli discriminazioni e persecuzioni come è accaduto agli ebrei e insieme hanno condiviso lo stesso destino nelle camere a gas e nei forni crematori di  Auschwitz. Ma ancora oggi mentre la parola «Olocausto » esprime la colpa collettiva nei confronti di tutto il popolo ebreo, «Porrajmos» è una parola sconosciuta ai più, esattamente  come lo è lo sterminio razziale degli “zingari”. Amilcare Debar, come il romistriano Giuseppe Levakovic, che combatté nella «Osoppo», Rubino Bonora, partigiano della Divisione «Nannetti» in FriuliWalter Catterfucilato Vicenza l’11 novembre 1944, suo cugino ventenne Giuseppe Catterfucilato dai brigatisti  neri nell’Imperiese, testimonia la partecipazione di rom e sinti italiani alla guerra di  liberazione dai nazifascisti.  Il silenzio che circonda queste storie, anche nelle ricorrenze ufficiali come la giornata della Memoria e il XXV Aprile, non solo segna il destino di marginalità che viene assegnato al popolo rom,ma indirettamente contribuisce alla sua emarginazione sociale, alla costante discriminazione nei suoi confronti e al ruolo di capro espiatorio per chi fa la propria fortuna elettorale sulla caccia allo zingaroPer queste ragioni, se la memoria della nostra storia ci aiuta a essere orgogliosi della nostra identità troppo spesso negata, vogliamo che questamemoria sia occasione e motivo perrestituirci la dignità che ancora oggi ci viene negata nel paese dove sono vissuti e morti uomini come Mirko e Amilcare.

Dijana Pavlovic -

 Attrice Rom e Mediatrice culturale

Articolo pubblicato sul quotidiano "l’Unità" in data 15 Dicembre 2010